Il caffè è il candidato ideale a diventare patrimonio UNESCO perché rappresenta un bene di tutti e un momento di socialità. Non a caso da tempo esiste la Giornata Internazionale del Caffè e tante sono le iniziative che sostengono da tempo la candidatura dell’espresso a patrimonio immateriale dell’umanità.
Si tratta di un riconoscimento che permetterebbe di valorizzare la ritualità del caffè espresso italiano con tutto il suo bagaglio di significati.
I piatti e gli alimenti patrimonio UNESCO
Da sempre tra i patrimoni immateriali dell’UNESCO rientrano piatti e alimenti dato che il cibo è cultura, socialità e patrimonio da proteggere e tramandare. Per questo nella lista ci sono pietanze e tradizioni gastronomiche che l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura ha deciso di preservare.
Le richieste di entrare tra i piatti patrimonio UNESCO sono tante e aumentano di giorno in giorno, vediamo allora alcuni dei prodotti alimentari della tradizione mondiale che hanno già ottenuto questo traguardo.
1. Il cous cous
Il cous cous è entrato a seguito della candidatura proposta in modo unitario da Algeria, Mauritania, Marocco e Tunisia. Si tratta del piatto tipico del Nord Africa con semola o grano duro e accompagnato da verdure, carne o pesce speziati. Per l’UNESCO è un patrimonio da proteggere dato che include “”conoscenze, know-how e pratiche relative alla produzione e al consumo di cous cous” che vanno preservati, anche perché “donne e uomini, giovani e anziani, sedentari e nomadi, del mondo rurale o urbano, nonché dell’emigrazione, si identificano con questo piatto simbolo del vivere insieme”.
2. Le birre belghe
La cultura della birra in Belgio deriva dai monasteri trappisti oggi in crisi epocale e per questo la storia dei maestri birrai belgi va preservata. A differenza delle altre tradizioni brassicole la birra belga ha una diversità impareggiabile e esprime la cultura immateriale di questo Paese.
3. L’arte nazionale del pizzaiolo napoletano
Per quanto riguarda l’Italia tra i cibi patrimonio dell’UNESCO non c’è la pizza, ma l’arte tradizionale del pizzaiolo napoletano che si trasmette di generazione in generazione e fornisce alla comunità una precisa identità. La manualità del pizzaiolo napoletano è entrata nella lista UNESCO nel 2017 ed è percepita in tutto il mondo come marchio di italianità.
Oltre a piatti e pietanze tra i patrimoni UNESCO rientrano anche tradizioni culinarie come la dieta mediterranea, che ne fa parte dal 2010 e che si tratta di un bene da proteggere perché “è molto più di un elenco di alimenti e di una tabella nutrizionale”. Si tratta di uno “stile di vita che comprende una serie di competenze, conoscenze, rituali, simboli e tradizioni concernenti la coltivazione, la raccolta, la pesca, l’allevamento, la conservazione, la cucina e soprattutto la condivisione e il consumo di cibo. Mangiare insieme è la base dell’identità culturale e della continuità delle comunità nel bacino Mediterraneo, dove i valori dell’ospitalità, del vicinato, del dialogo interculturale e della creatività, si coniugano con il rispetto del territorio e della biodiversità. In questo senso il patrimonio culturale della dieta mediterranea svolge un ruolo vitale nei riti, nei festival, nelle celebrazioni, negli eventi culturali, riunendo persone di tutte le età e classi sociali. Si tratta di una vita comunitaria che valorizza anche l’artigianato e le vocazioni locali, come la produzione di contenitori per la conservazione e il consumo di cibo, le manifatture artistiche di piatti e bicchieri di ceramica e vetro, l’arte del ricamo e della tessitura”. La Dieta Mediterranea è quindi una filosofia di vita che nasce dal passato e può traghettarci verso un futuro sano, sostenibile e inclusivo.
Perché nominare il caffè come patrimonio UNESCO
Dal 2019 l’Italia sta cercando di far entrare anche il caffè espresso come patrimonio immateriale dell’umanità, un titolo che l’UNESCO attribuisce alle cose che sono “tutte le tradizioni vive trasmesse dai nostri antenati: espressioni orali, incluso il linguaggio, arti dello spettacolo, pratiche sociali, riti e feste, conoscenza e pratiche concernenti la natura e l’universo. artigianato tradizionale”.
Il caffè espresso è un rito che si tramanda da secoli e che unisce tutti al bancone del bar e proprio questo rito più che la tazzina in sé è candidato da tempo a diventare patrimonio UNESCO.
Le iniziative a favore della candidatura
Tante sono le iniziative a favore della candidatura e a Roma questa è stata sostenuta in modo particolarmente forte dalla Giolitti Antica Gelateria Pasticceria. A contribuire alla candidatura c’è stato anche il il presidente di Fipe Roma, Sergio Paolantoni. “Dopo la delusione dello scorso anno quest’anno, come si dice, ci proviamo di nuovo a riproporre la candidatura del caffè come bene immateriale dell’Unesco. Siamo in questa caffetteria storica di Roma – ha commentato Paolantoni – per raccogliere le firme e vediamo tanto interesse da parte dei clienti italiani e stranieri perché il caffè è un bene di tutti e non soltanto un servizio, ma un momento di socialità. Ci rappresenta come popolo, come italiani, e ne siamo fieri e siamo sicuri che la candidatura questa volta andrà a buon fine”.
Il caffè è un prodotto bevuto dal 56% degli italiani a colazione e il 49% lo beve almeno una volta nella giornata, ma non solo: l’Italia può contare 149 mila bar di cui 5 mila solo a Roma. Si tratta di numeri che confermano l’importanza e il valore del rito sociale del caffè e che ne giustificano la candidatura a Patrimonio Unesco, un risultato che tutti gli italiani desiderano dopo il riconoscimento della pizza e della dieta mediterranea.